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Apparenze (prima parte)

  • Immagine del redattore: Angela Catrani
    Angela Catrani
  • 21 mag
  • Tempo di lettura: 2 min


"Cappuccetto rosso" interpretato da Ericavale Morello, di prossima pubblicazione
"Cappuccetto rosso" interpretato da Ericavale Morello, di prossima pubblicazione

Troppo spesso chi legge un libro destinato all'infanzia si illude che sia facile scriverlo.

Nonostante autori celebri ne abbiano negato la facilità, nonostante saggi e manuali di scrittura affermino il contrario, chi legge troppo spesso non coglie nella semplicità la complessità e si illude che sia facile.


Partiamo dai fondamentali:

Semplicità vuol dire chiarezza.

Un periodare senza subordinate impone grande consapevolezza di ciò che si vuol raccontare. Proprio il periodare ciceroniano, così articolato e complicato, ci può aiutare a capire cosa voglio dire. Cicerone fa un grandissimo uso di subordinate spesso incatenate tra loro: solo alla fine delle sue lunghissime frasi cogliamo pienamente il senso di un discorso che è spesso allusivo e simbolico, ricco di metafore. Sono testi su cui era evidente una modalità di lettura lenta e ritornante: mettendo la principale alla fine della frase, obbligava il suo lettore ad andare a riprendere tutte le subordinate iniziali, perché il senso fosse pienamente compiuto. Dunque, non una lettura a scorrimento veloce. Probabilmente Cicerone era sentito difficile dagli stessi romani, visto che i poeti "nuovi", coetanei o subito posteriori, lo prendono in mezzo nei loro carmi.


"Cappuccetto Rosso, che era una bambina ubbidiente, dopo aver ascoltato le mille raccomandazioni della madre, la salutò, avviandosi lungo la strada, dove speranzosamente non avrebbe incontrato il lupo se fosse stata attenta, che attraversava il bosco, che l'avrebbe portata dalla nonna, ."

Cicerone, dunque, è l'esempio di una lettura complicata: il periodare ipotattico è sconsigliato nei testi per bambini. Ma l'andamento paratattico, dove le frasi principali si appoggiano l'una all'altra tramite coordinate o per asidento, è spesso percepito noioso:


"Cappuccetto Rosso salutò la mamma, uscì di casa e andò per strada. La strada per andare dalla nonna attraversava il bosco ed era molto lunga. La mamma si era raccomandata molto e lei sarebbe stata attenta: una brava bambina non esce dalla strada principale, non si mette a raccogliere i fiori, non parla con nessuno, e forse così non avrebbe incontrato il lupo."

Quante frasi così si possono ascoltare senza sbadigliare? Ecco che la struttura moderna della frase ha imposto, soprattutto nella scrittura per albo, il punto.

La sospensione nella lettura ad alta voce si impone: il racconto frammentato porta pathos.

"Cappuccetto rosso salutò la mamma e uscì di casa. La strada attraverso il bosco era lunga, ma lei aveva buone gambe. Il lupo? Non era un problema: sarebbe stata attenta."

Questo è un esempio del show don't tell usato nelle scuole di scrittura americana: le raccomandazioni della mamma, che sarebbero state noiose in elenco, sono "mostrate" mentre la bambina percorre la sua strada.


Questo ultimo esempio prevede un lavoro importante da parte del lettore: che è esattamente ciò che si intende quando si parla di complessità.

È la complessità del non tutto detto: il lettore completa le informazioni che il testo non gli fornisce da una parte con l'aiuto delle illustrazioni, dall'altra con la sua capacità immaginativa.


Il testo spiega tutto: c'è la protagonista, la mamma, la strada lunga, il lupo. È apparentemente semplice. Eppure questa frammentazione e sospensione crea attesa, che il giro pagina non può che amplificare.

 
 
 

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